I crimini della Banca del Vaticano

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Cryptone
00venerdì 5 dicembre 2008 12:48



"Il Regno di Dio non è negli edifici di pietra e cemento".
"Disfate voi questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere". Gli replicarono allora i Giudei: "Quarantasei anni ci sono voluti per fabbricare questo tempio e tu lo farai risorgere in tre giorni?" (Vangelo Secondo Tommaso)
Eugenio Pacelli, poi Papa Paolo XII, e Hitler

I mercanti continuano a dimorare nel tempio di Dio, avendo ormai preso possesso della sua sacralità per proteggere le loro ricchezze. Hanno trasformato il loro potere temporale in un impero finanziario, che si muove al di sopra degli Stati e di qualsiasi entità sovranazionale: non ha leggi e non rispetta alcuna legge degli altri Stati, non può essere giudicato dall'uomo e ha il potere di interferire e di decidere dei destini dei popoli in nome di un Dio che non è dell'umanità. Il Vaticano non è un'entità spirituale, ma è uno Stato a tutti gli effetti dotato di un centro finanziario costituito dal Patrimonio Apostolico della Santa Sede (APSA), il Ministero dell'Economia e l'Istituto per le Opere Religiose (IOR), la Banca del Vaticano che svolge anche funzioni di una Banca Centrale. Lo Ior non si trova nel cuore della Città del Vaticano, è oggi un'entità invisibile che si pone assolutamente sciolta rispetto alle leggi dell'uomo, e svolge la funzione di gestire la ricchezza di uno Stato di pochi acri di terreno, ma che ha una struttura burocratica e amministrativa di una vera Holding, dovendo infatti finanziare un'attività economica pari ad una multinazionale.

Per stessa ammissione della Commissione Europea (Interrogazione E-1914/02) secondo cui lo Stato della Città del Vaticano, essendo uno stato indipendente, non può essere soggetta alla legislazione comunitaria, non ha leggi sue e né può essere soggetta alle leggi antiriciclaggio. Rappresenta dunque l'Istituzione intoccabile per antonomasia, essendo la Banca di Dio.
Lo IOR svolge comunque le funzioni di una Banca privata, investe le sue ricchezze e lucra con esse, detiene importanti partecipazioni, come ad esempio il Casino di Montecarlo, e dipende direttamente dal Papa, il quale ha un potere decisionale assoluto sulla politica bancaria dello IOR, come stabilito dalle leggi del Vaticano.

Nata come Commissione delle Opere Pie nel 1887, lo IOR è stata trasformata nel 1941 in un'entità a scopo lucro da Eugenio Pacelli, divenuto intanto Papa Pio XII, al cui interno far confluire il denaro della Santa Sede, a quell'epoca costituita per lo più dai trasferimenti effettuati dallo Stato Italiano con la conclusione dei Patti Lateranensi.
Con la legge del 27 maggio 1929, n. 810 L'Italia si obbligava a versare alla Santa Sede la somma di lire 750.000.000 ed a consegnare titoli di debito pubblico consolidato per un valore nominale si 1.000.000.000 di lire. Nasce così una grande Banca che pian piano crescerà grazie ai rapporti e alle collaborazioni concluse con le più grandi Banche Svizzere e Americane, e il governo di Mussolini. Non dimentichiamo che il suo fondatore è Eugenio Pacelli, nunzio apostolico della Chiesa Cattolica presso la Germania di Hitler, divenuto Papa Pio XII, ha condotto una politica di assenteismo, senza mai condannare apertamente i crimini di Hitler e siedendo più volte accanto ai gerarchi nazisti, come lo stesso Hitler il croato Pavelic, che stava facendo del suo esercito di ustasha, una macchina di morte e ferocia distruzione nei Balcani. Seguendo le tracce dello IOR è possibile così scoprire e risalire al più scellerato patto che si sia mai concluso durante la storia, un legame indissolubile tra Banchieri, Nazismo e Vaticano che è divenuto il motore finanziario della Seconda Guerra Mondiale, e poi della Guerra Fredda, della Gladio e delle rivoluzioni anti-comuniste che hanno portato alla fine del comunismo, nonché alle sanguinose guerre dei Balcani.

Cardinale Eugenio Pacelli firma il Concordato
del Vaticano con il Nazismo , 20 luglio 1933

Nel corso dei processi che chiedevano la restituzione del denaro alle vittime del nazismo, lo Ior ha semplicemente sviato l'inchiesta, dichiarando di non avere documenti risalenti alla Seconda Guerra Mondiale avendoli distrutti con una cadenza di 10 anni, nonostante questo sia assolutamente contrario ad ogni prassi bancaria internazionale. Tuttavia nel corso di questi anni le indagini delle intelligences e delle Associazioni delle vittime dell'Olocausto hanno portato alla scoperta di archivi in Germania e in America che dimostrano i trasferimenti di fondi dallo IOR alle Banche controllate dai Nazisti in Svizzera, utilizzando il normale sistema italiano di scambio dell'oro. La Banca del Vaticano era anche la partner indissolubile della Tesoreria del Regime della Croazia Indipendente, di Pavelic. Al momento della fuga degli ustasha all'interno dei monasteri e dei palazzi dei vescovi furono ritrovate casse l'oro, di monete, denti, e gioielli, pronte per essere trasferite al governo in esilio dei nazisti croati in Argentina mediante l'intermediazione del Vaticano, che riciclava l'oro e lo trasferiva in Svizzera. Inoltre, esistono documenti incontrovertibili dell' OSS (Office Strategics Services, precursore della CIA) provenienti dal controspionaggio dell'esercito Americano che attestano che negli ultimi giorni della guerra, il tesoro di Pavelic è stato rintracciato al confine con l'Austria diretto in Svizzera, per essere cambiato e riciclato a Roma e poi partire per l'America: di quel tesoro sono state però completamente smarrite le tracce, è andato totalmente perso, e le richieste di restituzione risalenti al 1950 sono state archiviate. Dopo le pressioni del Vaticano presso il Dipartimento di Stato Americano, il caso è stato chiuso e la commissione di inchiesta del Vaticano Cattolica-Ebrea è stata sciolta, mentre coloro che si opposero furono denunciati per calunnia. Esse erano infatti in possesso di documenti della Intelligence Americana che dimostravano i rapporti tra Papa Pio VII e Montini, divenuto Papa Paolo VI, e in Banchieri, i Gerarchi e criminali di Guerra come Pavelic, Eichman, Stengel, Barbie e Arthukovic, probabilmente fuggiti e rimasti impuniti proprio grazie all'intermediazione del Vaticano che li ha protetti nella loro fuga.

Il silenzio del dopoguerra ha però un prosieguo, perché l'oro non smette di viaggiare e arriva alla Federal Reserve, per essere riciclato e custodito, e ritornare in Europa dove andrà a finanziare le logge massoniche che hanno gestito la Guerra Fredda e gli scandali per rovesciare i governi. Oltre ai ben noti rapporti con la Mafia, quando era Presidente Marcinkus, come lo dimostra le pratiche di riciclaggio e di racket internazionale, lo Ior ha derubato il Banco Ambrosiano, creando un buco finanziario di 1,5 bilioni di dollari, scomparso nelle controllate dello IOR panamensi e lusserburghesi. Parte di questi fondi fluirono alla P2 di Gelli e all'Opus Dei, con transazioni di 90 milioni di dollari ciascuna, in una spirale di corruzione politica e di Mafia che ha portato al "suicidio" di Calvi e quello del suo personale segretario, probabilmente dovuto al rifiuto del Banchiere a continuare in questa spirale di riciclaggio che aveva ridotto al collasso la sua Banca. In quei bui anni settanta, molti dei personaggi implicati morirono, tra cui anche Sindona che ebbe tuttavia poco tempo per lasciare le sue memorie di 27 volumi all'FBI. Il Vescovo Paolo Hnilica viene arrestato dopo il tentativo di comprare il contenuto della valigia di Calvi, che è misteriosamente scomparsa dopo la sua morte: secondo molti testimoni quella valigia conteneva le sconvolgenti prove che più di 1 bilione di dollari del banco Ambrosiano erano stati risucchiati dallo IOR.
Occorre riflettere su questi eventi: perché il Vaticano aveva bisogno di così tanti soldi, nonostante riceva sovvenzioni e donazioni per l'opera apostolica della Chiesa, e le sue parrocchie tirano a campare con lo stipendio dei suoi preti?
Lo IOR dunque è uno strumento, una macchina per trovare i soldi e poi finanziare le logge massoniche che hanno corrotto e distrutto la politica italiana, sino all'organizzazione della resistenza di matrice occidentale al Comunismo nell'Europa dell'Est. Il vescovo Hnilica aveva infatti fondato nella Repubblica Ceca la "Pro Fratribus" che veniva utilizzata dalle intelligence occidentali per trasferire i fondi alle organizzazioni e alla resistenza massonica anti-comunista e promuovere le apparizioni di Medjugorje in Croazia. Pubblichiamo dunque un importante documento ricostruito dalla guardia di Finanza Italiana che mostra l'intreccio di finanziamento dei Banchieri ai politici, ai massoni e agli istituti religiosi.

Conti correnti Bancari da milioni di lire destinati a quello che è stato definito l'eroica vittoria dell'occidente verso il regime comunista, al massacro dei Balcani, alla rivoluzione della Polonia, alle Repubbliche Sovietiche.
Occorreva creare quel fuoco cattolico che avrebbe portato alla Indipendenza della Croazia, rispettando così gli antichi patti con Pavelic che voleva la Croazia sovrana.
Questo schema di potere che vi descriviamo è quello che la disinformazione ha descritto come la vittoria della democrazia sulla dittatura, sui popoli macellai, sui criminali di guerra. La visione degli eventi non deve tuttavia fermarsi, perché occorre immaginare alle gravi implicazioni della collusione dello IOR con la Federal Reserve, cosa che implica comunque una partecipazione del Vaticano nelle decisioni dei Banchieri e del governo statunitense, che ha democratizzato non solo la Jugoslavia e l'Europa ma anche il Medioriente e la Palestina.
La gerarchia è lunga, se si pensa che i Bush, famiglia cresciuta all'interno della Cia, aveva stretti rapporti con il Nazismo proprio in virtù dei rapporti con il Vaticano, che faceva sempre da intermediario. I crimini dei Banchieri che hanno portato alla morte di Kennedy, all'usura e alla distruzione dei popoli sono anche del Vaticano che non ha proferito parola e si è messo alla destra del nazismo.

Molte persone sono state umiliate, arrestate, gli Italiani di Istria sono morti perché traditi dallo Stato Italiano e dal Vaticano. Noi oggi siamo qui a narrare una storia come mai nessuno ha fatto, e per questo la gente ci ammira e ci detesta. Se volete la verità cercatela in voi stessi, perché è dentro di voi, e intorno a voi vi è tutto il vostro mondo, la storia della nostra vita è questa. Quando chiederete, vi sarà negata una risposta, sarete additati, ed è per questo che si lascia la propria nazione, per poter stare tra gente che può capire perché ha sofferto ciò che gli Italiani hanno dimenticato. Se oggi un kamikaze si fa esplodere è perchè ha un senso di impotenza, mentre noi in occidente ci suicidiamo perchè non conosciamo il nemico e lo vediamo in noi stessi, ma se un giorno le nostre coscienze capiranno, sarà il giorno della nostra indipendenza.
etleboro
purolator
00sabato 6 dicembre 2008 12:46
Storiche contese / Azione giudiziaria contro lo Ior per il bottino degli ustascia croati
"Ridateci quel tesoro"

----------------------------------------------------------------- Corriereconomia.Storiche contese / Azione giudiziaria contro lo Ior per il bottino degli ustascia croati "Ridateci quel tesoro" Che fine ha fatto il tesoro di Ante Pavelic, il dittatore dello stato fantoccio della Croazia, alleato di Hitler e Mussolini, che all' inizio del 1946 trovo' rifugio in Vaticano e venne aiutato da una confraternita di sacerdoti croati a scappare in Argentina? Il "Rapporto Eizenstat" sull' oro e gli altri valori frutto dei saccheggi nazisti imboscati nelle banche dei Paesi "neutrali", soprattutto in Svizzera, redatto nel 1998 da un gruppo di esperti coordinato dal sottosegretario al Commercio americano Stuard Eizenstat, dedica al "tesoro degli ustascia" e alla sua scomparsa un intero capitolo. E, citando fonti dei servizi segreti americani, dice che una parte di questo tesoro, per un valore di 200 milioni di franchi svizzeri d' allora, e' stata nascosta "da qualche parte in Vaticano" dall' "alter ego" di Pavelic, il professore di teologia (e prete cattolico) Krunoslav Stefano Dragonovic. Dopo di che se ne sono perse le tracce. Il Vaticano ha sempre sostenuto di non saper nulla di quel tesoro. Ora, pero' , George Zivkovich, serbo di religione ortodossa sopravvissuto ai campi di sterminio jugoslavi e della Germania nazista dopo che Pavelic e i suoi ustascia avevano decretato la "soluzione finale" per serbi, ebrei e zingari dei Balcani (ne vennero complessivamente sterminati, dice il "Rapporto Eizenstat", circa 700.000), rivendica, insieme con altre 2.000 vittime del genocidio croato, la proprieta' di quel tesoro. E si e' rivolto ai tribunali americani, citando in giudizio l' Istituto per le opere di religione (Ior), la banca vaticana coinvolta in alcuni dei maggiori scandali finanziari italiani di questo dopoguerra (protagonisti Michele Sindona, morto avvelenato in un carcere italiano, e Roberto Calvi, il presidente del Banco ambrosiano trovato impiccato a Londra sotto il ponte dei Frati Neri). Secondo Zivkovich, che ha 63 anni e ora vive in California, e Keelyn Friesen, l' avvocatessa di Minneapolis che coordina l' azione giudiziaria contro lo Ior e gli altri accusati di complicita' nell' imboscamento del tesoro degli ustascia, ossia l' Ordine dei francescani e diverse banche italiane e di altri Paesi europei, la banca vaticana avrebbe fornito a Pavelic e Dragonovic la copertura necessaria per "riciclare" quei fondi, rapinati alle vittime del genocidio orchestrato dal regime croato. Zivkovich e gli altri sopravvissuti che si sono associati all' azione legale rivendicano, in sostanza, un risarcimento complessivo che potrebbe arrivare a 200 milioni di dollari (poco meno di 400 miliardi di lire). Che il "tesoro degli ustascia" fosse finito in Vaticano, insieme agli archivi della Legazione del governo fascista croato a Roma (che era capeggiata da Dragonovic e teneva i rapporti con il regime di Mussolini, di cui la Croazia era un protettorato), lo si apprende da una lettera, datata 21 ottobre 1946, di Emerson Bigelow, agente del Dipartimento del Tesoro Usa incaricato di rintracciare i beni dell' Asse. Gli ustascia, scrive Bigelow al suo superiore a Washington, avevano portato via dalla Jugoslavia "un totale stimato di 350 milioni di franchi svizzeri", costituito prevalentemente da "monete d' oro". Di questi fondi "150 milioni di franchi svizzeri sono stati confiscati dalle autorita' britanniche alla frontiera austro - elvetica. Il resto, circa 200 milioni di franchi svizzeri, sono stati originariamente custoditi in Vaticano. Una voce dice che una parte considerevole di quest' ultimo ammontare e' stata inviata in Spagna e in Argentina tramite la via vaticana, ma e' molto probabile che questa sia soltanto una cortina fumogena per nascondere il fatto che il tesoro era nel suo rifugio originario". La "via" vaticana di cui parlava Bigelow provvedeva a munire di documenti falsi i capi ustascia che, scappati alla fine della guerra, avevano trovato rifugio a Roma grazie ai buoni uffici della "Confraternita di San Girolamo", un gruppo di sacerdoti croati il cui quartier generale era il collegio dei francescani di San Girolamo degli Illirici, diretto da monsignor Juraj Madjerec, descritto nei rapporti dei servizi segreti americani come "sostenitore degli ustascia". Ma il padre spirituale della "confraternita" era padre Dragonovic, che sotto l' abito talare vestiva la divisa di colonnello ustascia ed era stato un alto funzionario del "ministero per la Colonizzazione interna" croato, responsabile della confisca dei beni dei serbi in Bosnia - Erzegovina. E che aveva anche stretti legami con funzionari della Croce rossa internazionale e della Pontificia opera d' assistenza, indispensabili per la gestione della via di fuga. Della quale si era servito lo stesso Pavelic che, arrivato a Roma vestito da prete e con un passaporto spagnolo, era vissuto per due anni nella capitale italiana, prima nel collegio di San Girolamo degli Illirici e poi, prima di scappare in Argentina a bordo della nave italiana "Sestriere" e in un monastero vicino alla residenza papale di Castel Gandolfo. Sfuggito a un tentativo di assassinio, Pavelic si era poi trasferito dall' Argentina in Spagna, dove era morto nel 1959. A Roma, dove le autorita' italiane facevano finta di non sapere della presenza - sotto la protezione del Vaticano e, secondo il "Rapporto Eizenstat", anche del governo di Londra, che sperava di utilizzarli in azioni contro il governo comunista di Tito a Belgrado - di decine di criminali di guerra ustascia, i seguaci di Pavelic si stavano riorganizzando, forti anche delle risorse finanziarie costituite dal "tesoro degli ustascia". Un rapporto dei servizi segreti Usa, dell' ottobre 1946, parla dell' esistenza di un "comitato finanziario ustascia", con sede a Roma, che aveva a sua disposizione grandi quantita' di oro. Il "comitato" si finanziava anche con operazioni sul mercato nero e, pioniere di un business che oggi ha per imprenditori gli scafisti albanesi e pugliesi, facendo pagare ai fuorusciti ex ustascia che utilizzavano la "via di fuga" vaticana tariffe che arrivavano fino a 1.500 dollari (un notevole capitale nei primi anni del dopoguerra) per i documenti falsi e a 625 dollari per il biglietto di sola andata per l' Argentina. Per il Vaticano, che a Zagabria aveva un visitatore apostolico e che, secondo il "Rapporto Eizenstat", "era al corrente della campagna di uccisioni cominciata con l' internamento della maggior parte dei 35 - 45 mila ebrei croati nella primavera - estate del 1941", il "tesoro degli ustascia" e' una patata bollente, perche' riapre un capitolo, quello della presunta acquiescenza di Pio XII davanti ai crimini dei nazisti e dei loro alleati, che la Santa Sede sperava di chiudere prima di continuare l' iter della beatificazione di Papa Pacelli. Umberto Venturini

Venturini Umberto
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