Vicissitudini di un inno...

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Nina§
00martedì 22 luglio 2008 14:54

Tutta una messa in scena, tutta una farsa (citando un'affermazione molto in voga oggi da killer dell'ex jugoslavia appena consegnati alla giustizia)! Inutile nascondere le proprie vere intenzioni con tematiche nazional populiste. In realtà dietro il nuovo gestaccio all'inno di Mameli, dietro quelle frecciatine appuntite a un inno che trasuda storia, Bossi nasconde il suo vero intento:la volontà subdola di incidere un cd con una versione reppata del Piave mormorava! Ha in serbo il progetto da anni ormai, da quando indossa la camicia verde! S'è creato un circolo di fans sfegatati e ha già tutti i gadget pronti, bandiere verdi , magliette, fazzolettini , cravatte etc...

Ogni suo comizio è un concerto...di cazzate appunto. Ma d'altra parte come tutti i politici, riesce a mettere accanto a concetti di base degni di nota ( infatti non voglio assolutamente negare la veridicità e l'importanza delle necessità delle persone che lo hanno votato, critico solo lui come portavoce poco adatto) le sue castronerie adolescenziali ("Il termine schiava non lo sopporto": povero è come un bambino di fronte alla sigla di Gig Robot!!!! Per lui ha la stessa valenza storica!!!

Ne ha subite di legnate l'Inno di Mameli, più che le cause per plagio mosse nei confronti delle canzoni di Michael Jackson!!!

Leggo su Androkonos e riporto fedelmente:
L'Inno di Mameli le ha viste proprio tutte: anche la critica mossagli da Antonio Spinosa di essere maschilista perche' nei versi del suo autore non si accenna neppure minimanente alle imprese compiute da eroine risorgimentali come Rosa Donato, Giuseppina Lazzaroni e Teresa Scardi. Imprese che pero', probabilmente, erano ignote a Mameli o successive alla sua morte, avvenuta nel 1849 a soli ventidue anni a causa di una ferita rimediata durante la difesa di Roma assediata dai francesi.
'Fratelli d'Italia' i suoi guai li ha passati anche durante il ventennio fascista. Dopo la marcia su Roma, presero sempre piu' piede, oltre all'inno ufficiale del regno che era la Marcia Reale, i canti fascisti: non erano inni ufficiali, ma il regime ne curava, e in modo assai capillare, la diffusione. I canti risorgimentali furono tollerati. Tranne, s'intende, quelli 'sovversivi' di stampo anarchico o socialista, come l'inno dei lavoratori o l'Internazionale. Oltre a quelli di nazioni straniere ostili al governo fascista, come La Marsigliese.
Anche La Leggenda del Piave, canto che accompagno' le gesta dei soldati italiani nella Grande Guerra, venne confinata in un angolo, riemergendo solo una volta l'anno, il 4 novembre, per ricordare la vittoria sull'invasore austriaco. Poi, nel 1932 il segretario del partito Achille Starace vieto' qualsiasi canto che non facesse riferimento al Duce o alla rivoluzione fascista, travolgendo cosi' anche l'Inno di Mameli. Alla fine della seconda Guerra mondiale, nel 1945, il giusto riconoscimento all'Inno di Mameli: a Londra Arturo Toscanini dirige l'esecuzione dell'Inno delle nazioni, composto da Verdi nel 1862. Accanto all'inglese God Save the Queen ed alla Marsigliese, c'e' proprio Fratelli d'Italia.
Dal 1943 l'inno ufficiale era quello del Piave, ma nel 1946 il governo sceglie l'Inno di Mameli. La scelta e' provvisoria, ma, curiosamente, rimarra' tale, almeno da un punto di vista formale. L'Inno di Mameli ci rappresenta in tutto il mondo, ma, ad oggi, non vi e' alcun provvedimento formale che sancisca come il 'Canto degli italiani' di Goffredo Mameli sia ufficialmente riconosciuto come inno italiano.

Nel 1948 la Costituzione aveva stabilito che il bianco, il rosso e il verde sarebbero stati, per sempre, i colori della bandiera italiana. Ma nella Carta costituzionale nulla si dice dell'inno. Nel novembre di tre anni fa il Senato aveva approvato in prima lettura un progetto di legge per rendere finalmente definitiva, anche sotto il profilo formale, la scelta di Fratelli d'Italia come inno nazionale. Alla Camera, pero', il provvedimento non fu piu' votato e l'Inno di Mameli torno' nella dimensione provvisoria che lo ha caratterizzato fin dalla sua nascita.

Ora, probabilmente, il Parlamento chiudera' definitivamente questo capitolo della storia italiana. Dopo 161 anni e qualche tentativo andato a vuoto nelle passate legislature, compresa l'ultima, l'Inno di Mameli si appresta a ricevere il sigillo dell'ufficialita' dal Parlamento. Con due iniziative: una al Senato, dell'esponente del Pdl Romano Comincioli; l'altra a Montecitorio, di Marina Sereni, capogruppo dell'Ulivo alla Camera nella XV legislatura.(Adnkronos).

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